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«Musica mitescit affectus»
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«Musica mitescit affectus»
Epifanio Ferdinando: chi era costui?
Epifanio Ferdinando (1569-1638) fu personalità poliedrica che indagò molti campi come l’astronomia, l’astrologia, la storia e la teologia, ma nella sua vita si dedicò alla professione di medico a Mesagne, nella Puglia salentina, dove visse e morì. Le sue ricerche in campo medico sono raccolte nella sua opera per eccellenza che è il Centum Historiae (Venezia, 1621) silloge di cento casi clinici peculiari analizzati direttamente nella sua vita professionale: tra questi diversi casi nei quali la musica manifestava particolari effetti benefici, come nel caso più approfondito del morso di tarantola. Scritta completamente in latino, l’opera è dedicata a Giulia Farnese, Marchesa di Mesagne, di cui l’autore fu medico di fiducia, intimo amico e compagno di viaggio, come quello in cui raggiunsero Roma dove Epifanio conobbe Cinzio Clemente, medico di Paolo V. Profondo conoscitore dei classici ma pure attento alle tradizioni della sua terra, Epifanio Ferdinando propose un nuovo metodo di insegnamento con lezioni al letto del malato. Per la sua grande cultura e competenza fu richiesto in tutta la regione e fino Napoli. Noto fra i concittadini per la sua bontà d’animo, egli curava anche senza compenso somministrando farmaci costosi anche ai poveri.
La narrazione scenica e musicale
Il Centum Historiae si presta agevolmente ad una resa scenica che mette in primo piano la personalità e la figura del medico e dell’uomo Epifanio Ferdinando calata nel contesto culturale del suo tempo che vedeva anche nella musica una forma di terapia contro diversi morbi. Nello spettacolo di recitazione e musica, dato il particolare stile dell’opera, tendente al genere narrativo, su una scena allestita in stile e in costume storico, l’attore e cantante impersona il medico mesagnese che compila la sua opera, leggendone passi significativi (in traduzione ma con passaggi in latino molto comprensibili), citando motivi e temi della tradizione iatromusicale riportati dagli scritti del tempo e a lui noti, e rappresentando una delle sue visite in casa di un malato in presenza di musici convocati per le cure tradizionali. La narrazione scenica procede quindi alternandosi con la musica del tempo creando una suggestione unica e immediata, come essere alla presenza di Epifanio Ferdinando, partecipando con lui all’indagine sul “caso” e nella compilazione delle sue “Historiae”.
Epifanio Ferdinando e la musica come “cura”
Nel Centum Historiae, Ferdinando dimostrò notevole interesse agli effetti della musica usata con intento curativo, dichiarando e dimostrando di averne sperimentate le proprietà terapeutiche in una dozzina di casi. Spiccato interesse dimostrò particolarmente nei confronti della musica come terapia per il tarantismo, apprezzandone il valore assegnatole dalla tradizione popolare che la “somministrava” al malato grazie all’intervento curativo di vere e proprie orchestre composte da violinisti, chitarristi e soprattutto tamburellisti assoldati a tal fine. La credenza riteneva che il malato, dopo essere stato morso dalla tarantola, dovesse espellere il veleno scatenandosi a ritmo di musica, ma non di una qualunque: il tema musicale doveva essere individuato dai musici con diversi tentativi, oppure determinato in base al colore della specifica tarantola responsabile del morso. Il medico credette fermamente nella musica come terapia “certissima” criticando chi sosteneva che il tarantismo non fosse necessariamente scatenato da un morso tanto reale quanto velenoso di un ragno. Egli fu il primo, inoltre, a proporre proprio come metodo di cura per i tarantati le malinconiche (nenie funebri).
Gli interpreti
Angelo De Leonardis recitazione e regia
Nadia Esposito danzatrice
Doriano Longo violino barocco e direzione
Pierluigi Ostuni tiorba
Giuseppe Petrella chitarra spagnola
Roberto Chiga percussioni