Radici profonde di una bellezza antica
Per una Giornata della Memoria come “memoria” della cultura ebraica – e delle sue produttive relazioni con le altre culture – riletta attraverso la figura di Salomone Rossi “Hebreo” che ha dato lustro alla cultura ebraica nel nascente Barocco. Un omaggio doveroso di musicisti provenienti dalla Puglia, nei secoli terra di dialogo con la cultura ebraica.
Il Montesardo, autore del più antico trattato per chitarra spagnola, fu uno dei primi musicisti del Regno di Napoli ad aver avuto contatti diretti con l’ambiente musicale fiorentino e con le sue innovazioni compositive come lo stile monodico che egli trasferì nel suo Sud dove ancora si praticava lo stile polifonico.
I Pastori di Bettelemme, dialogo in musica, fu composto da J. H. Kapsberger e rappresentato per la prima volta a Roma nel 1630. L’opera fu dedicata dall’autore al cardinale Francesco Barberini, suo protettore romano, e vide la collaborazione, per la stesura del libretto, del cardinale Giulio Rospigliosi, futuro papa Clemente IX.
Opere inedite o di raro ascolto per un viaggio musicale che attraversa la terra di Puglia, storia di musicisti “in viaggio” che si sono affermati in giro per l’Italia, in Europa e nel mondo particolarmente durante gli splendori dell’età del barocco. Un “trionfo” della “pugliesità” nella storia della musica in nome di Paisiello, Traetta, Sarro, Leo, Rossi, la famiglia Tricarico, Piccinni, Lillo, Cafaro, Melcarne, Migali, Gerusalemme, Insanguine, Jommelli, Fago…
Zoì ce agàpi (“vita e amore”, in greco salentino) combina opere di tradizione colta con quel repertorio popolare che, tra XVI e XVIII secolo, caratterizzava la musica e le più originali espressioni poetiche dell’antica Terra d’Otranto. Come la vita e l’amore, così in questo programma si fondono e si rimandano musiche e testi di anonimi della Terra d’Otranto con opere di due importanti musicisti pugliesi del Cinquecento e del Seicento, Melcarne, “il Montesardo” e Gorzanis, con quelle di due altri grandi maestri napoletani coevi, Falconieri e Ortiz.
Lo spettacolo propone le pagine più salienti del romanzo di Cervantes – nella traduzione di Vittorio Bodini, salentino e illustre ispanista del XX secolo – interpolate con musiche coeve al testo, collegando in modo diretto la Spagna del Siglo de Oro, la Napoli del Viceregno spagnolo e la nostra Puglia.
Spettacolo di narrazione scenica e musica dedicato al medico salentino Epifanio Ferdinando (Mesagne, 1569-1638) che nella sua maggiore opera – riconosciuta ancora nel Settecento dall’estremo Sud dell’Italia fino all’Europa del Nord come silloge della conoscenza medica – il Centum Historiae seu observationes et casus medici, è testimone di prima mano dell’affascinante mondo della terapia musicale del suo tempo e del potere della iatromusica, secoli prima della scoperta della musicoterapia come sapere strutturato, sapere riconosciuto solo nei nostri ultimi decenni.
Lo spettacolo mette in scena, tra narrazione e musica, pagine dall’autobiografia e dalle opere del gesuita riconosciuto al suo tempo come un genio, che si occupò di numerose branche dello scibile e anche di musica, riportando e trascrivendo testimonianze uniche e preziose in relazione al potere dei suoni e alla forza della musica.