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Chi siamo
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«Occultae musicae nullus respectus»
Non può darsi alcun valore ad una musica non divulgata
Fondato nel 1991 da Doriano Longo e Pierluigi Ostuni, l’Ensemble Terra d’Otranto è costituito da musicisti specializzati nella prassi esecutiva della musica tardo-rinascimentale e barocca.
Il progetto proprio del gruppo è quello di riconnettere le testimonianze della grande storia della musica alla microstoria delle periferie, ridando vita ad autori sconosciuti o a pagine poco frequentate, consapevoli che le massime espressioni non si sarebbero date senza le altre, e che le minori aiutano ancora oggi a capire meglio le prime. Per dirla con il compositore salentino del XVII secolo, Gerolamo Melcarne, Il Montesardo, «occultae musicae nullus respectus», non può darsi alcun valore ad una musica non divulgata.
Oltre a quella di far conoscere o riportare alla luce le opere più significative degli autori dell’antica Terra d’Otranto, nel corso del lavoro di ricerca si è constatata la necessità di esplorare anche quel repertorio popolare che fra XVI e XVIII secolo ha caratterizzato le espressioni musicali e poetiche più originali del Salento.
L’Ensemble è presente nei programmi dei principali festival e stagioni tra i quali Monteverdi Festival, Barocco Europeo, Festival Antiqua, Palermo Musica Antica, Segni Barocchi Festival, Stagione Concertistica dell’Accademia di Santa Cecilia, Concerti della Cappella Paolina al Quirinale, Echi lontani, Fondazione Pietà de’ Turchini.
Diverse sono le produzioni effettuate dall’ensemble per enti tra i quali il Teatro Pubblico Pugliese, la Regione Puglia, la Provincia di Lecce, l’Università degli Studi di Lecce, la RAI Radio Televisione Italiana, l’Eastern College Consortium (USA), e per istituzioni sostenute dal Ministero della Cultura.
Dopo la pubblicazione del disco Tarantule, antidoti e follie, finanziato dalla provincia di Lecce, Rai 2 ha dedicato ai contenuti della pubblicazione e dell’omonimo spettacolo un cortometraggio all’interno della trasmissione Sulla via di Damasco, premiato al Festival Internazionale delle Produzioni Televisive di Varsavia con menzione d’onore.
Nel luglio 2018 l’ETdO ha realizzato in prima assoluta una registrazione di arie, danze e mottetti tratti dalle opere di Gerolamo Melcarne, “Il Montesardo”, musicista del primo Seicento originario del Capo di Leuca nel Salento; e ancora ha prodotto Zoì ce Agapi, disco dedicato alla cultura grika in Terra d’Otranto. Entrambi i progetti, distribuiti dall’etichetta Baryton, risultati vincitori del bando pubblico Puglia Sounds Record della Regione Puglia, sono stati recensiti da prestigiose riviste musicali e presentati da RAI Radio Tre e da Radio Vaticana all’interno delle trasmissioni Radio3 Suite e Lo Scrigno Musicale.
Il gruppo ha realizzato altri progetti discografici per Salento altra Musica, Velut Luna, Il Manifesto, Orfeo, Audiophile Sound, Editrice Argo e dirette per Radio Italia, Rai 2 e Rai Radio 3.
The Dancing God Drums the World into Existence
Occuparsi di repertorio antico significa studiare la prassi esecutiva di un tempo che non è il proprio, con la necessità di risalire a fonti storiche, letterarie e iconografiche per ricavarne indicazioni utili alla restituzione delle opere dei maestri di altri tempi e del loro stile, con l’utilizzo di strumenti ricostruiti secondo i dettami del passato. La conoscenza del proprio territorio, inoltre, offre spesso al musicista interessato opere ancora da riscoprire e valorizzare. Questo in particolare deve essere considerato come l’obiettivo culturale e divulgativo che l’Ensemble Terra d’Otranto si propone di perseguire sin dalla sua nascita.
Con uno sguardo ancora più ampio, la scelta di avere come emblema dell’Ensemble l’immagine dello sciamano danzante della Grotta dei cervi di Porto Badisco, nel Salento, vuole esprimere la possibilità di ritrovare la connessione tra anima e corpo, trasfigurato nella musica e nella danza, la possibilità di ottenere la guarigione dalle paure, per mezzo della vitalità del rito, di mettere ordine nella vita ritrovandone il ritmo originario, di conquistare energie superiori nel gesto del salto, che mette in collegamento cielo e terra e fa scaturire da essa nuovo germe dalla sua percussione, con il passo della danza, col ritmo del tamburo, con la magia della parola intonata e col suono degli strumenti.
È quello che auguriamo possa accadere ogni volta che facciamo musica, a noi stessi e a chi ci ascolta.